Il giudice interno si presenta sotto molteplici vesti, e parla con voci diverse, ma il messaggio che manda è sempre lo stesso: “devi essere…”, “non devi fare…”, “non devi dare a vedere che…”.

Ascoltare e obbedire ciecamente al proprio persecutore è il miglior modo per limitare, se non azzerare, la propria libertà di essere. Il massimo a cui si può ambire è adattarsi alle richieste del proprio giudice.

Esplorando i conflitti che si sperimentano quando ci si scontra col proprio giudice interno, elaborando i vissuti emotivi che bloccano o obbligano, i partecipanti potranno iniziare a muoversi verso il lungo il cammino che porta alla propria libertà personale.

Il difficile è accertarsi per quello che si  è, ma da questo si parte per fare della propria esistenza ciò che si vuole.