Semplicità e complessità
Possiamo immaginare che l’esistenza presenti continuamente situazioni che vanno dal semplice, al complicato, al complesso. La maggior parte dei problemi, dei disagi o dei disturbi che portano il paziente in terapia appartiene a quella categoria in cui egli non riesce ad operare scelte in modo netto, situazioni in cui vive conflitti tra i bisogni che premono momento per momento, bisogni ai quali non riesce a trovare soddisfazione immediata e naturale. Il mondo si colora così di vissuti emotivi spiacevoli, un mondo in cui si ha la percezione di essere vittime di un destino inevitabile, fatto di reazioni imprevedibili, incontrollabili e di difficile gestione.
Dalla pelle al profondo, andata e ritorno
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Le questioni esistenziali non sono semplicemente semplici o complicate: per la maggior parte sono questioni complesse in cui non c’è una via giusta e una sbagliata per risolvere un problema. La maggior parte dell’esistenza ha a che fare con la complessità, con l’ambivalenza, con la molteplicità delle scelte, con la compresenza di bisogni differenti, di emozioni contraddittorie, di desideri inconciliabili. Questa complessità è la stessa che il paziente porta in seduta e va perciò riconosciuta, considerata e rispettata.
Per lavorare con questa complessità bisogna per forza di cose semplificare. Se semplificare è inevitabile nel processo di conoscenza, non altrettanto inevitabile è banalizzare, ovvero iper-semplificare, affidandosi a spiegazioni eccessivamente riduzionistiche o rigidamente deterministiche. Senza nessuna semplificazione ogni conoscenza è impossibile, con la banalizzazione le conseguenze sono disastrose. Non esiste una ricetta sicura e preconfezionata per ogni problematica: al di sotto della superficie di ogni tema agisce un complesso intreccio di sentimenti, emozioni, pensieri e azioni che apparentemente può tappare ogni via di uscita alle questioni esistenziali. Si può così rimanere imbrigliati da una parte nella iper-semplificazione, e dall’altra in una complessità senza uscita.
La psicoterapia della Gestalt raccoglie la sfida della semplicità e della complessità, lavorando dalla superficie del tema di ogni seduta al profondo dell’esistenza, sfruttando il metodo fenomenologico che ripulisce ogni esperienza da preconcetti e pregiudizi, riconoscendo la singolarità e l’unicità di ogni essere umano, con la sua vita e la sua storia, accogliendo la creatività, la responsabilità e la libertà che ogni scelta porta con sé.